Siamo nel pieno della settimana SERR, Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, dedicata alla riduzione dei rifiuti tessili e alla promozione del second hand. Dopo la recente pubblicazione dell’inchiesta condotta da Channel 4 su Shein, l’argomento fast fashion è molto caldo in questo periodo, a causa soprattutto della sua crescita e del conseguente impatto ambientale.
Ogni anno infatti vengono sfornati più di 100 miliardi di capi l’anno dall’intera industria dell’abbigliamento, spingendo allo stremo non solo i lavoratori in prima linea, ma anche l’ambiente. Ogni capo nuovo prodotto significa nuove emissioni di CO2, senza contare che per ogni nuovo arrivo nell’armadio, uno finisce nel cestino.
L’unica vera scelta sostenibile nella moda, è quella di aderire ad un modello di Circular Fashion, acquistando e vendendo usato.
In Italia è un sistema che non ha ancora preso molto piede, come invece capita in UK grazie alla diffusione dei celebri Charity Shop, ma anche qui esistono esempi virtuosi di aziende che hanno deciso di aderire ai modelli circolari, come Leotron.
Leotron è agli antipodi del fast fashion e si occupa di circolarità mediante il riutilizzo. Ci raccontate di cosa si tratta?
“Siamo un’azienda che da 33 anni si occupa di second hand grazie a un circuito di un centinaio di negozi dell’usato conto terzi affiliati in franchising su tutto il territorio italiano, ai quali si aggiungono un’altra quarantina di negozi che ricevono servizi ed orientamento commerciale. Attraverso gli affiliati in franchising che usano i brand Mercatopoli (usato generalista) e BABYBAZAR (usato per l’infanzia), perseguiamo l’obiettivo di rendere smart il mercato del second hand, sdoganando tutti i pregiudizi legati al mondo dell’usato.
Diffondendo il nostro credo vogliamo far capire che l’oggetto usato non è un oggetto di serie B e che allo stesso prezzo di un prodotto nuovo di scarsa qualità, è possibile acquistare un oggetto usato di qualità superiore. “
Attorno all’acquisto di prodotti usati c’è spesso un pregiudizio generalizzato legato a problemi di carattere economico, o scarsa qualità dei prodotti, quando spesso è proprio il contrario. Il termine stesso legato ai mercatini domenicali, come “mercatini delle pulci”, crea un’immagine ben definita di qualcosa di infestato, del quale uno deve disfarsene, quando in realtà la chiave dei problemi ambientali di oggi sta proprio nel riutilizzare ciò che già esiste, in ottica circolare.
“Come ci dice l’Unione Europea, la produzione di abbigliamento e scarpe, è purtroppo responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra. E’ un vero disastro, che noi contribuiamo attivamente a risolvere.
Nel 2021 i negozi di Mercatopoli hanno permesso il riutilizzo di più di 600mila capi e prodotti tessili (tendaggi, coperte, set lenzuola ecc.) mentre BABYBAZAR più di 420mila per un totale di più di 1 milione di beni! “
Adesso che la normativa ambientale stabilisce la Responsabilità Estesa del Produttore per il tessile, ossia la responsabilità dell’industria che produce abbigliamento e prodotti tessili nelle filiere del recupero, come vi posizionerete sul mercato?
“Il fatto che l’Industria di produzione del tessile entrerà nelle filiere di circolarità è per noi un’ottima notizia perché ci saranno più risorse per il recupero e si potrà lavorare a una scala molto maggiore. Entro il 2035 infatti, i produttori dei beni tessili nuovi dovranno organizzare e finanziare il recupero del 65% di quanto immettono sul mercato, e dovranno farlo in base a una gerarchia di legge che pone la preparazione per il riutilizzo al primo posto.
Questo produrrà ovviamente un grande impatto nel mercato dell’usato. L’importante è che tutti gli attori in campo siano coscienti che per gestire la seconda mano occorrono know how specifici: raggiungere i clienti finali in base a modelli efficienti non è semplice. Noi come azienda, non vediamo l’ora di dialogare con l’industria per offrire le nostre conoscenze e immaginare sinergie operative e commerciali. “
Quali saranno le prossime tendenze del settore dell’abbigliamento e del tessile? Il fast fashion continuerà a dominare il mercato o sperate in un cambiamento?
“Sicuramente la legislazione europea sulla Responsabilità Estesa del Produttore avrà un ruolo fondamentale. La legge prevede l’introduzione, per le industrie, di eco-contributi modulari che premiano economicamente chi produce i beni maggiormente durevoli, riutilizzabili, riparabili e riciclabili. Gli eco-contributi sono applicati anche ai beni importati, e quindi l’Europa, che è un grande consumatore globale, potrebbe orientare positivamente anche le produzioni provenienti dai paesi extraeuropei dove oggi si produce gran parte del fast fashion.
E’ poi doveroso riconoscere che, indipendentemente dagli obblighi di legge, è registrabile un generale aumento della responsabilità sociale delle aziende produttrici, anche come conseguenza della sensibilità delle nuove generazioni di consumatori (la cosiddetta “generazione Z”, in particolare, è estremamente attenta ai risvolti ambientali e sociali del prodotto). “
Secondo una ricerca dell’Huffington Post, ben il 69% dei ragazzi nella fascia d’età tra i 18 e i 24 anni acquistano regolarmente second hand, a caccia di occasioni e gemme da riscoprire. Il trend in crescita è sicuramente un indicatore positivo, in particolar modo per l’ambiente, e per un approccio sempre più vicino a quello dell’economia circolare.
Non c’è capo d’abbigliamento più sostenibile di quello già prodotto.
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