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Spesa sfusa: i governi europei si attivano

Diversi governi in Europa hanno iniziato ad incentivare sempre di più la spesa sfusa, proponendo leggi e decreti che mirano a ridurre l’utilizzo di imballaggi monouso.

Francia

La Francia ha proposto un disegno di legge per promuovere lo sfuso sugli scaffali dei supermercati.

Per le nuove misure che mirano ad abbassare del 40 percento le emissioni di gas serra entro il 2030, il Governo ha istituito una Convenzione di cittadini composta da 150 persone estratte a sorte.

Il progetto di legge rappresenta la realizzazione delle proposte avanzate dai cittadini stessi, le quali abbracciano 6 grandi macro temi: consumo, produzione e lavoro, mobilità, edilizia sostenibile, abitudini alimentari ed inasprimento delle pene per reati ambientali.

Tra le varie proposte formulate dai cittadini è arrivata la richiesta che il 50 per cento dei prodotti dei supermercati sia venduto senza imballaggio entro il 2030.

Il Presidente ha fissato la soglia al 20 per cento, dal momento che ad oggi solo l’1 per cento della merce è venduto sfuso. L’iter è iniziato e manca solo l’approvazione del Senato perché la proposta diventi legge.

Se la legge passerà in Senato, il 20% degli scaffali dei supermercati di oltre 400mq sarà destinata allo sfuso (alimentare) con l’acquisto di appositi contenitori/sacchetti riutilizzabili in loco, riducendo sempre di più l’utilizzo di imballaggi monouso promuovendo l’acquisto di sfuso.

Fonte: EconomiaCircolare

Spagna

In Spagna invece sono state prese delle misure che saranno già attive dal 2023. Infatti, all’interno del decreto sugli imballaggi e i rifiuti che il governo Spagnolo sta ultimando, è inserita una legge per cui alcuni prodotti di ortofrutticoli sotto il chilo e mezzo andranno venduti sfusi. Il governo emanerà anche una lista di prodotti a rischio deterioramento che saranno esclusi dal provvedimento.

Oltre ai prodotti alimentari, il decreto promuove anche il consumo di acqua non confezionata con un piano di installazione di fonti di acqua potabile negli spazi pubblici. Sono state anche proposte alternative alla vendita di bevande confezionate in generale e soprattutto sulla distribuzione dei bicchieri monouso.

L’ultimo punto del decreto è che entro il 2030 il 100% dei contenitori monouso in plastica in commercio siano costituiti da plastica riciclata.

Fonte: El Pais

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Italia

In Italia purtroppo la legge su prodotti sfusi e imballaggi è rimasta indietro. Nel 2021 sono stati emanati contributi a fondo perduto fino ad un massimo di 5mila euro ad anno valido sia per i negozi piccoli di quartiere, sia alla media e grande distribuzione per attrezzarsi a vendere sfuso.

Il bonus era valido per le spese effettuate tra il 2020 e il 2021, scoraggiando così i negozi sfusi e zero waste che già da anni avevano iniziato ad attrezzarsi per la vendita sfusa. Per ora gli incentivi si sono fermati lì con la speranza che anche il governo italiano prenda esempio da Francia e Spagna.

C’è una grande differenza tra l’approccio di Francia e Spagna rispetto a quello dell’Italia.

Nel primo caso i governi hanno deciso di prendere delle misure decisive che obbligano i negozianti che rientrano nella categoria a vendere sfuso. Forzando l’abbandono progressivo degli imballaggi monouso e spingendo così anche i cittadini ad acquistare sfuso.

Gli incentivi dell’Italia invece ragionano su un punto di vista completamente differente: non hanno posto nessun paletto sugli imballaggi, hanno semplicemente messo a disposizione un capitale a fondo perduto.

Le problematiche qui sono tre principali:

  1. La pratica burocratica non era semplice e il fondo non è stato particolarmente pubblicizzato. I negozianti hanno dovuto cercare autonomamente le informazioni e compilazione di moduli.
  2. Si poteva accedere al fondo di 5.000€ per un rimborso delle spese effettuate tra il 2020 e il 2021 per attrezzare il proprio negozio allo sfuso. Facendo così sono stati penalizzati i negozianti che avevano iniziato la loro attività per lo sfuso molto tempo prima, quando al contrario dovevano essere quelli premiati.
  3. Non ha interessato particolarmente la grande distribuzione, ergo non ha cambiato il dna del modo di consumare in Italia. Infatti, dopo questa manovra, i cittadini non sono più incentivati a comprare sfuso come invece capita in Francia o Spagna, perchè non se lo trovano nella grande distribuzione.

Insomma, ancora una volta l’Italia ha dato il suo minimo contributo al mondo della sostenibilità, senza effettivamente pensare ad un approccio strategico che cambiasse il modo di consumare dei cittadini. Noi di Sfusitalia i auguriamo che grazie alle nuove misure prese da Spagna e Francia qualcosa inizi a cambiare.

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