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Oggi si celebra la Giornata Nazionale del Mare

Il mare è l’elemento fondamentale per affrontare le sfide del secolo. Dell’attenuazione dei cambiamenti climatici alla sicurezza alimentare, dalla fornitura di energia allo sviluppo di farmaci innovativi, tutto passa per il mare. Oggi celebriamo la Giornata Nazionale del Mare, ma affinché questa non rimanga solo una data da Trending Topic di Twitter, occorre capire che la sopravvivenza del mare e dei suoi habitat marini oggi  dipendono dall’azione congiunta di coscienza ecologica individuale, politiche ambientali internazionali e programmi di ricerca scientifica volti a migliorare le gestione delle risorse degli oceani e delle zone costiere.

 

Quanta plastica c’è nel mare?

Circa 15 milioni di tonnellate di microplastiche sono depositate in mare, secondo le ultime ricerche della Commonwealth Industrial and Scientific Organization (Csiro).

Qual è il rifiuto plastico maggiormente presente in mare?

Uno studio pubblicato sulla rivista Nature Sustainability, finanziato dalla Fondazione Bbva e dal Ministero della Scienza spagnolo, e ripreso dal quotidiano britannico The Guardian, ha messo in luce che i rifiuti più comunemente ritrovati negli oceani sono i prodotti in plastica collegati al cibo e alle bevande da asporto. Sacchetti di plastica monouso, bottiglie di plastica, contenitori o posate per take away e involucri per alimenti sono i principali rifiuti che invadono e mortificano gli oceani. Essi mettono a repentaglio  la risorsa che ospita la più grande diversità di esseri viventi ed ecosistemi al mondo.

Un passo avanti per intervenire all’origine del problema della plastica negli oceani.

Aver individuato la fonte primaria di inquinamento da plastica, consente di mettere in atto politiche di intervento mirate. Per questa ragione gli stessi ricercatori hanno richiesto, proprio sulla base di questi dati:

  • l’abolizione delle suddette categorie di prodotti legati al cibo e alle bevande da asporto. Per lo più tutti prodotti usa e getta.
  • un’assunzione di responsabilità maggiore da parte dei produttori.

Le loro richieste verranno accolte? Se ci dovessimo basare sull’approccio italiano alla direttiva europea 2019/904 ci sorgerebbe qualche dubbio. Al contrario degli altri stati europei, infatti, l’Italia non ha abbandonato i prodotti usa e getta in bioplastica biodegradabile e compostabile  per i quali la materia prima riciclabile raggiunge il 40% per i primi due anni e il 60% a partire dal 2024. Non sono stati esclusi neanche i prodotti usa e getta rivestiti con un film plastico fino al 10% (leggi l’articolo Stop alla plastica monouso: è entrato in vigore il recepimento della direttiva europea 2019/904)

Dove si concentra la plastica in mare?

La più alta concentrazione di oggetti in plastica è stata registrata lungo le coste e sui fondali marini adiacenti. I ricercatori affermano che il vento, spingendo ripetutamente i rifiuti verso le coste, provocano un accumulo degli stessi sul fondale marino. Al contrario, per quanto riguarda i rifiuti generati dall’attività della pesca, come cime e reti sintetiche (trappole mortali per tutti i mammiferi marini, oltreché per ogni categoria di pesci), la massima quantità viene accumulata in mare aperto, con un’incidenza di circa il 50% della totalità di tutti i rifiuti presenti in mare.

L’Italia si classifica tristemente come uno dei Paesi più inquinanti delle acque dei fiumi.

Uno studio parallelo, anch’esso pubblicato su Nature Sustainability, ha analizzato i rifiuti che entrano in mare trascinati dalle acque di 42 fiumi. I dati emersi hanno evidenziato che i primi tre Stati che contribuiscono maggiormente all’inquinamento, in termini di rifiuti galleggianti nei fiumi, sono Turchia, Italia e Regno Unito.

“Le politiche di abbattimento rifiuti in mare non possono limitarsi alla pulizia della foce dei fiumi”, ha affermato Daniel González-Fernández dell’Università di Cadice, ricercatore a capo di questo importante studio. “Occorre fermare i rifiuti alla fonte, così che la plastica non entri mai in questo ciclo devastante.”

La gerarchia europea dei rifiuti

A corredo della dichiarazione del ricercatore González-Fernández, ricordiamo che il rifiuto migliore è quello che non viene prodotto. Con la direttiva quadro sui rifiuti (direttiva 2008/98/EC) ha avuto origine la cosiddetta gerarchia europea dei rifiuti, un ordine di priorità contenuto nell’ambito dell’inquadramento generale del riciclo. Esso pone l’azione sulla ‘prevenzione del rifiuto’ quale azione principe tra tutte quante quelle facenti parte della gerarchia stessa.

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