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Microplastiche nella frutta e verdura, a scoprirlo è uno studio italo-tunisino

Il mondo che abitiamo assomiglia ogni giorno di più ad un film di Hollywood. Se un tempo avremmo considerato fantascienza eventi come una pandemia globale o la fine della vita sul pianeta, oggi queste prospettive sono reali e sempre più allarmanti. Anche le favole ormai sembrano aver abbandonato la fantasia degli scrittori ed aver preso vita nella nostra quotidianità: come reagireste se vi dicessimo che la mela avvelenata di Biancaneve esiste e che probabilmente è già in casa vostra?

Stando a uno studio italo-tunisino pubblicato sulla rivista ‘Enviromental Search’, frutta e verdure sarebbero le nuove vittime predilette delle microplastiche, protagoniste indesiderate della catena alimentare il cui anello finale siamo noi.

Quali sono state le scoperte dell’indagine?

Allertati dalle recenti scoperte inerenti la tolleranza dell’organismo umano alle microplastiche, gli studiosi dell’Università di Catania in collaborazione con i ricercatori di Sousse e Monastir in Tunisia hanno scelto di analizzare campioni di frutta e verdura ad alto consumo provenienti sia dalla grande distribuzione che dal piccolo rivenditori. I risultati sono scioccanti: mele, pere, ma anche lattuga patate broccoli sono risultati contaminati, ed essendo di norma consumati quotidianamente hanno permesso di stabile con più o meno certezza la quantità di materia tossica che finisce inevitabilmente per abitare il nostro corpo

Di quali alimenti dobbiamo preoccuparci maggiormente?

I campioni di frutta presi in esame dagli studiosi che hanno rivelato una maggiore quantità di MP (particelle microplastiche) e NP (nanomaterie plastiche) all’interno delle loro fibre sono mele e pere, seguite dalle carote per quel che concerne le verdure. La lattuga, al contrario, è risultata più “pulita”, sebbene le particelle rinvenute al suo interno siano fisicamente più grandi di quelle isolate altrove.

I ricercatori hanno ipotizzato che “ i frutti contengano più MP non solo a causa dell’altissima vascolarizzazione della polpa del frutto, ma anche a causa delle maggiori dimensioni e complessità dell’apparato radicale e dell’età dell’albero (diversi anni) rispetto agli ortaggi (60 –75 giorni per la carota). Inoltre, la carota ha piccoli peli microscopici all’esterno dell’epidermide della radice centrale; questi servono ad aumentare la superficie della radice, ma sopravvivono solo per pochi giorni. ”

Quali sono i rischi per l’organismo?

Il comportamento delle particelle microplastiche una volta ingerite è ancora oggetto di esami e discussioni, tuttavia lo studio ha misurato un aumento di materia maggiore nei bambini piuttosto che negli adulti. La causa sarebbe da ricercare nel minor peso corporeo degli organismi infantili, ed effetti “, i bambini ingeriscono quantità minori di tutte le verdure e i frutti studiati, ma l’esposizione è maggiore rispetto agli adulti se considerata in relazione al peso corporeo”

Gli effetti a lungo termine di queste sostanze all’interno del nostro corpo sono ancora sconosciuti, ma la comunità scientifica parla chiaro: le microplastiche sono un chiaro veicolo di veleni e batteri, capaci di portare il nostro organismo in contatto con batteri tossici e sostanze esterne potenzialmente cancerogene. Birra, acqua, alcolici, pesce, ed ora anche frutta e verdura:

il problema ci riguarda tutti e anche molto da vicino ed è ormai chiaro il perché è necessario che assuma carattere prioritario nel dibattito popolare.

 

Michele Luciani

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